
Doveva solo prendere atto della decisione dell’Arciconfraternita di togliere dalla processione una statua di Gesù che porta la croce e sostituirla con quella di S. Maria Cleofe.
Il Maestro creò l’immagine di una donna di media età, di corporatura robusta che a capo chino contempla, raccolti in un panno, i chiodi che hanno trafitto le mani e i piedi di Gesù, e la corona di spine.
Una contemplazione assorta che segue a un lungo pianto, come indicano l’arrossamento e il gonfiore delle palpebre.
Purtroppo, per un calcolo errato, la statua risultò notevolmente più alta delle altre statue, disturbando la disposizione armonica delle stesse.
Nonostante l’imperfezione, la statua di S. Maria Cleofe venne accettata dall’Arciconfraternita, fu benedetta dal vescovo Mons. Pasquale Picone la mattina del Lunedì Santo ed uscì in processione il Sabato Santo del 1914.
Malgrado i numerosi impegni di lavoro, il Maestro aveva sempre in mente il progetto di rifacimento di tutte le statue del Sabato Santo, ma soprattutto si sentiva responsabile dell’involontario errore per cui l’immagine di S. Maria Cleofe era risultata troppo alta. Pertanto, senza chiedere ulteriore compenso all’Arciconfraternita della Morte, riplasmò una seconda versione di S. Maria Cleofe, identica alla prima nella posa, nell’espressione e nei colori, e naturalmente di altezza uguale alle altre statue.
La nuova statua, ammirata come la precedente, fu benedetta dal Vescovo Mons. Pasquale Gioia nella Chiesa del Purgatorio il pomeriggio della Domenica delle Palme e venne portata in processione per la prima volta il Sabato Santo del 1924, mentre la prima fu ritirata dallo stesso autore che ne conservò solo il busto che, per tantissimo tempo in casa degli eredi, è ora finalmente possibile ammirare nel Museo Diocesano di Molfetta..
- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto da "De Passione Domini Nostri Jesu Christi secundum Melphictam", Editrice L'Immagine, Molfetta 2015, Vol. 1.
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