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S. Giovanni

In una assemblea dell’Arciconfraternita della Morte del 29 giugno 1926, il Priore pro tempore, Cav. Giuseppe Peruzzi, rese noto ai circa duecento confratelli presenti, che la statua di S. Giovanni era corrosa dai tarli in maniera tale da non poter più essere portata in processione.
Lo stesso Peruzzi così scrive testualmente nel suo manoscritto “La grande processione del Sabato Santo”: «Propose ancora il Presidente Peruzzi, che per far fronte alla relativa spesa, che si sarebbe aggirata sulle lire diecimila, e forse oltre, di indire una sottoscrizione fra i confratelli, mercè oblazioni volontarie, da raccogliere fra i soci, non inferiore a lire dieci per socio.
Tale divisato progetto, fu approvato all’unanimità fra i soci presenti. Su proposta del Presidente, fu nominata una commissione oltre l’amministrazione ed il segretario Signor Francesco Regina, nelle persone dei Sigg. Sergio Magarelli, Sergio Azzollini, Pietro Fiocchini, Luigi Sallustio, Giuseppe Mancini, Cosmo de Santis, Nicola Minervini, Ciro Tridente, ed infine Andrea Zanna e Domenico Bovenca, per la raccolta dei fondi.
Infine il Presidente Cav. Peruzzi, propose all’assemblea, che era suo vivo desiderio, che fosse stata costruita la nuova statua di San Giovanni, da un altro illustre figlio di Molfetta, dal maestro dei maestri dell’arte scultorea, nella persona del Grande Uff.le Prof. Filippo Cifarielli, residente in Napoli, via Solimena 8-14 (Vomero); perché avendo avvicinato il Prof. Giulio Cozzoli, si era rifiutato accettare tale lavoro, essendo egli molto impegnato per l’ultimazione del monumento ai caduti di Molfetta.
L’assemblea, nulla obiettò in merito e dette ampio ed illimitato mandato all’amministrazione di scegliere l’artista.
Con tale autorizzazione il presidente, sfruttando la relazione del padre Comm. avvocato Francesco Peruzzi, col Comm. Prof. Filippo Cifariello, essendo stato l’avvocato Francesco Peruzzi, il suo difensore, nel grande processo celebratosi presso la Corte di Assise in Campobasso, fece scrivere dal padre al Comm. Cifarielli, invitandolo ad eseguire il lavoro della nuova statua di San Giovanni. In risposta all’invito fatto dal Comm. Peruzzi al prof. Cifarelli, quest’ultimo scrisse al suo amico avvocato Peruzzi, una lettera, accettando l’ordinazione.
Contemporaneamente, il Comm. Cifarielli, fissò un appuntamento a Molfetta, per avere uno scambio di idee, per stipulare il contratto, ed anche per vedere le statue esistenti, allo scopo di uniformarsi allo stile.
Il Comm. Prof. Filippo Cifarielli, venne a Molfetta insieme alla moglie, il giorno quattordici settembre dell’anno 1926. Fu ricevuto alla stazione dall’amministrazione, dal padre del Presidente, Comm. Avv. Francesco Peruzzi e dal signor Biagio Bacolo, suo parente.
Dopo uno scambio di saluti, tutti ci recammo in casa del Sig. Gaetano Bacolo, zio del Prof. Cifariello, ove trovammo, anche l’ingegnere Giancaspro Sergio, e famigliari della famiglia Bacolo. In casa del Signor Gaetano Bacolo, fu trovato larga ospitalità, e dopo i convenevoli di rito, tutti i presenti, ci recammo nella Chiesa del Purgatorio, ove erano ad attenderci, parecchi componenti la Commissione, col Padre Spirituale, Canonico Don Pietro Carabellese.
Fatte le debite presentazioni, il Comm. Cifarielli, entrò nella Cappella ove sono collocate nelle nicchie tutte le statue».
Filippo Cifariello prese visione delle statue che venivano portate in processione il Sabato Santo, esprimendosi molto positivamente sul volto della Pietà ma non altrettanto, come si leggerà nel paragrafo in cui si parla di questa statua, sul Cristo Morto giacente in grembo alla Madonna, realizzato da Giulio Cozzoli nel 1908.
Sempre il Peruzzi così continua: «Dopo vari appunti presi dal Commendatore Cifarelli, si ritornò in casa Bacolo, ove fu stipulato il contratto in bollo per lire diecimila. Furono versate alla stipula del contratto lire tremila, ed il saldo da versarsi alla consegna del lavoro, non oltre il 15 marzo 1927. Il prof. Cifarelli fu ospitato in casa del Signor Gaetano Bacolo.
Nelle ore pomeridiane ripartì col treno alla volta di Napoli.
Dopo una decina di giorni, il Comm. Cifarelli, con una lettera raccomandata diretta al sottoscritto, di ampie scuse e con grande rammarico, malauguratamente restituì il contratto, con un assegno di lire tremila versategli, scusandosi che aveva avuto l’incarico di erigere due grandi lavori;
1° - Monumento ai caduti a Vasto.
2° - Costruzione di un grande mausoleo nel parco delle rimembranze a Napoli, ai quali due lavori non poteva assolutamente rinunziare.
Vi fu un grande carteggio epistolare, per indurre il Prof. Cifarelli ad eseguire il lavoro ordinatogli, ma ogni preghiera fu vana.
Nella lettera che restituì il contratto scrisse: “Per me è ancora viva l’impressione di quel grande capolavoro di arte, il volto santo di quella Vergine SS. della Pietà”».
In conseguenza di ciò l’Amministrazione dell’Arciconfraternita della Morte interpellò nuovamente Giulio Cozzoli il quale questa volta, pur con difficoltà perché impegnato a completare il monumento ai Caduti di Molfetta, aderì alla richiesta, sottoponendosi ad un più intenso ritmo di lavoro.
Preparò vari bozzetti, avendo intenzione di raffigurare S. Giovanni non con le mani giunte in atto di preghiera, com’era la statua precedente, bensì in una posa diversa.
Ma gli amministratori insistettero affinché la nuova statua avesse lo stesso atteggiamento. In caso contrario non sarebbe stata accettata di buon grado dalla popolazione.
Cozzoli, seppure malvolentieri, dovette piegarsi. Ma l’ostacolo più grave lo frappose il Vescovo, Mons. Pasquale Gioia.
Appena saputo dell’incarico affidato al Cozzoli dalla Confraternita della Morte, ribadì agli amministratori il suo punto di vista: non si poteva infatti impartire la benedizione ad immagini di cartapesta. Dopo frenetici incontri tra Peruzzi e Cozzoli, si convenne che questi avrebbe plasmato in argilla una statua di sessanta centimetri, completa nei minimi particolari.
Poi, da questo modello, uno scultore veneziano residente a Bari, tale prof. Prayer, esperto di riproduzioni lignee, avrebbe ricavato l’intera statua in legno che Cozzoli avrebbe in seguito colorato.
L’opera era già in fase avanzata e tutto sembrava andare per il verso giusto, quando lo scultore veneziano, che aveva dato segni di squilibrio mentale, impazzì.
Abbandonò la residenza di Bari, senza lasciare alcuna traccia di sé.
Fatto sta che l’artista veneziano, con la sua pazzia e irreperibilità, aveva creato grossi problemi sia agli amministratori dell’Arciconfraternita che allo stesso Cozzoli: il tempo stringeva, né si prospettava un’altra soluzione.
Fu così che la realizzazione del S. Giovanni fu definitivamente affidata al Cozzoli che lo eseguì tutto di sua mano e di cartapesta come le altre statue, per un compenso di 8.000 lire da erogare in tre diverse rate: la prima di 3.000 lire alla stipula del contratto, la seconda di 2.000 lire al 31 dicembre 1926, il saldo di 3.000 lire alla consegna dell’opera, entro il 20 marzo 1927.
La nuova statua fu benedetta dal Vescovo Mons. Pasquale Gioia nella Chiesa del Purgatorio il pomeriggio della Domenica delle Palme (10 aprile) e andò in processione il 16 aprile 1927, Sabato Santo.
Alla base della statua di S. Giovanni vi è una targhetta in ottone che riporta la seguente iscrizione: “Con oblazioni volontarie raccolte fra i soci, sotto il Priorato del Signor Giuseppe Peruzzi - 1927”.

- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto da "De Passione Domini Nostri Jesu Christi secundum Melphictam", Editrice L'Immagine, Molfetta 2015, Vol. 1.



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