Lo scultore mise particolare cura nel dar vita alla statua della Maddalena, che realizzò con fervorosa dedicazione, segnando una vetta insuperata nella sua produzione artistica.
Presentata al pubblico durante l’estate del 1950, questa statua riscosse un ampio consenso ma, se raccolse adesioni per il pregio artistico, sollevò parecchie critiche e perplessità per motivi di carattere morale.
Infatti l’autore aveva ritratto Maria di Magdala in un atteggiamento di appassionata femminilità. La giovane donna, di vistosa avvenenza, aveva le braccia interamente scoperte e distese nella stretta frenetica delle mani, il capo rivolto all’indietro esaltando la nudità del collo, le folte chiome ricadenti in ondate oscillanti sul mantello, il volto abbagliante, accecato dal furore delle lacrime.
Si dice che ad ispirare l’artista sia stata una bellissima ragazza slava di nome Tatiana Sokolov, che in quegli anni viveva a Molfetta con il padre, insegnante di lingue estere, entrambi “sfollati” alla fine della seconda guerra mondiale.
Il Vescovo Mons. Achille Salvucci, uomo di grandissima saggezza, appena prese visione dell’opera, la giudicò non adatta ad una processione, vietandone l’acquisto all’Arciconfraternita della Morte.
Fu da allora denominata “la Maddalena scandalosa”. Grande fu l’amarezza del Cozzoli nel vedere in un certo senso ripudiata la sua opera alla quale aveva offerto tutta la sua dedizione ed il suo estro. In seguito l’Amministrazione dell’Arciconfraternita della Morte, desiderosa di completare la serie delle statue del Sabato Santo ad opera della stessa mano, chiese a Giulio Cozzoli di realizzare un’altra immagine della Maddalena.
Questi acconsentì, ma senza alcun entusiasmo. La sua creatività si era ormai esaurita: le forze gli venivano meno e l’affievolimento della vista gli creava difficoltà.
L’opera ripetè, nelle linee essenziali, la figura della precedente ma, a differenza di quella, fu rappresentata castigata nelle vesti e, come tale, ebbe la giusta approvazione del Vescovo Mons. Salvucci.
Fu donata alla Confraternita dai coniugi Leonardo de Nichilo e Consiglia Carabellese e portata in processione durante la Settimana Santa del 1956.
.
Presentata al pubblico durante l’estate del 1950, questa statua riscosse un ampio consenso ma, se raccolse adesioni per il pregio artistico, sollevò parecchie critiche e perplessità per motivi di carattere morale.
Infatti l’autore aveva ritratto Maria di Magdala in un atteggiamento di appassionata femminilità. La giovane donna, di vistosa avvenenza, aveva le braccia interamente scoperte e distese nella stretta frenetica delle mani, il capo rivolto all’indietro esaltando la nudità del collo, le folte chiome ricadenti in ondate oscillanti sul mantello, il volto abbagliante, accecato dal furore delle lacrime.
Si dice che ad ispirare l’artista sia stata una bellissima ragazza slava di nome Tatiana Sokolov, che in quegli anni viveva a Molfetta con il padre, insegnante di lingue estere, entrambi “sfollati” alla fine della seconda guerra mondiale.
Il Vescovo Mons. Achille Salvucci, uomo di grandissima saggezza, appena prese visione dell’opera, la giudicò non adatta ad una processione, vietandone l’acquisto all’Arciconfraternita della Morte.
Fu da allora denominata “la Maddalena scandalosa”. Grande fu l’amarezza del Cozzoli nel vedere in un certo senso ripudiata la sua opera alla quale aveva offerto tutta la sua dedizione ed il suo estro. In seguito l’Amministrazione dell’Arciconfraternita della Morte, desiderosa di completare la serie delle statue del Sabato Santo ad opera della stessa mano, chiese a Giulio Cozzoli di realizzare un’altra immagine della Maddalena.
Questi acconsentì, ma senza alcun entusiasmo. La sua creatività si era ormai esaurita: le forze gli venivano meno e l’affievolimento della vista gli creava difficoltà.
L’opera ripetè, nelle linee essenziali, la figura della precedente ma, a differenza di quella, fu rappresentata castigata nelle vesti e, come tale, ebbe la giusta approvazione del Vescovo Mons. Salvucci.
Fu donata alla Confraternita dai coniugi Leonardo de Nichilo e Consiglia Carabellese e portata in processione durante la Settimana Santa del 1956.
.
- Testo a cura del dott. Francesco Stanzione, tratto da "De Passione Domini Nostri Jesu Christi secundum Melphictam", Editrice L'Immagine, Molfetta 2015, Vol. 1.
clicca sulla foto per aprire l' album fotografico sulla Maddalena